DICO …una reazione!

In risposta al mio topic DICO … tomia ricevo e, molto volentieri, pubblico questo articolo apparso su Libero del 9/2/07 e firmato DREYFUS (figura davvero bizzarra, dovrebbe essere una firma collettiva del cdr di Libero, ma c’è chi giura che il vecchio betulla si nasconda sotto questo alias, per dettagli vi prego di leggere il mio commento) dal titolo “Che disastro! Anche l’amore diventa precario.”

“Facile ridicolizzare chi difende la famiglia contro i Pacs (Patti civili di solidarietà). Ti fanno passare subito per un nemico dell’amore e della libertà. Un reazionario per di più crudele. Provare per credere. Entrate in qualsiasi scuola e chiedete: Siete a favore dei Pacs? Se sì, perché?». La risposta è scontata: “Certo che sì: non si può impedire 1’amore, e chiunque ama deve avere pari diritti. Tu vuoi impedirlo? Sei un fondamentalista: ciascuno deve essere libero nell’unirsi a questo o quella. Nessuno può interferire con la libertà del prossimo, a meno che danneggi qualcuno. In questo caso non si fa del male a nessuno. Impedire i Pacs è solo cattiveria». Io penso invece che sia una vera cattiveria approvarli. Essi offendono non qualcosa di sacro, ma di molto laico: fanno del male alla vita comune, al popolo insomma. Rappresentano una rivoluzione nella nostra civiltà, ma specialmente nelle teste dei ragazzi quando penseranno al loro futuro. Non importa se il disegno di legge del governo risulterà alla fine annacquato rispetto a chi pretendeva l’equiparazione perfetta tra matrimonio e unioni civili etero o gay. Il lamento di Luxuria & C. è: la breccia c’è, la rocca è incrinata e prima o poi va giù. Per la prima volta nei codici e nel costume si inserisce il principio secondo cui possono esistere legami di convivenza (volevo scrivere more uxorio) che sono culla di diritti e meritano sostegno dallo Stato a prescindere dal matrimonio. I Pacs trasformano senza vera discussione due luoghi comuni in principi giuridici, dunque in colonne della civis: 1) l’amore è fonte di ogni diritto. 2) la libertà individuale impone si debba vietare solo qualcosa che fa del male agli altri. I punti sono questi. I Pacs consacrano un surrogato di matrimonio, contingentando 1’amore. I Pacs fanno male alla società nel suo insieme. Mi spiego. Pensiamo alla nostra esperienza. Quando ci innamoriamo, ma anche quando il fuoco della passione diventa solida e calda roccia, cosa desideriamo? Che sia per sempre. Per sempre, non un attimo di meno. Poi la vita si incarica (non tutte le volte!) di frantumare questa speranza. Ma noi questo chiediamo alla vita. Lo diceva Pavese: da uno che non è disposto a dare la vita per te, non dovresti accettare neanche una sigaretta. Introdurre i Pacs per regolarizzare le convivenze, come proposta ai giovani, significa istituzionalizzare non la cosa più umana e naturale che c’è – 1’amore eterno – bensì 1’amore cauto, l’amore che ha già stabilito di non voler osare un impegno totale e duraturo davanti alla comunità. Un disastro pedagogico. Serve a introdurre nel nostro stesso modo di concepire la società qualcosa che la rovina: è come stabilire che ci dev’essere un quartiere di baracche prefabbricate in centro. La loro fragilità mette a rischio d’incendio la città, la rende più brutta. La società può pensare al suo futuro solo se c’è chi rischia un progetto forte e stabile, mette su una casa dove tirare grandi dei figli. Lo Stato tutelando la famiglia mette le basi per resistere. Quando siamo ragazzi ci si presentano diverse possibilità, da che mondo è mondo: il matrimonio o la ribellione (lasciamo perdere qui il farsi monaci). Adesso, direbbe Guareschi, sarebbe il trionfo delle mezze porzioni.
Da Aristotele in poi la legge ha sempre avuto una funzione anche pedagogica: dice la forma che vuole avere una società. Ovvio: guai a trasformare ogni peccato in reato. Ma guai anche a istituzionalizzare e promuovere scelte che, se fossero fatte proprie dalla maggioranza, smantellerebbero la vita comune. A questo si risponde: ma dove va la libertà degli individui? I comportamenti privati nessuno li deve toccare, d’accordo. Però istituzionalizzare il ”di meno”
no, e anche se ci sono situazioni difficili, qualche volta alle minoranze è richiesto un sacrificio, persino se sono gay. Non è una questione di morale cattolica. Papa Ratzinger non si esprimerebbe così un giorno sì e 1’altro pure se fosse solo per ribadire un’etica. Non è un fissato. Non è clericale. I grandi liberali si sono resi conto che la libertà individuale assoluta, se non è temperata dalla saggezza della Chiesa, porta alla bancarotta educativa. Il magnifico laico Nicola Matteucci predicava “l’unione tra lo spirito di religione e lo spirito di libertà». Citava Friedrich von Hayek, maestro del liberalismo storicistico, per spiegare come convenisse ascoltare “la Chiesa cattolica, ”custode della tradizione”. Se poi una maggioranza nel Paese vorrà i Pacs, si faranno. Ma tutto questo servirà solo a organizzare 1’infelicità.”

2 pensieri su “DICO …una reazione!”

  1. Sono davvero tentato di allegare al mio commento tutto il materiale che ho trovato su DREYFUS, firma ricorrente (appaiono una media di tre artt. a settimana) di Libero. Perchè tra strafalcioni clamorosi di tipo storico-politico, filosofico e, spesso, storiografico se ne potrebbe dire di ogni (per i curiosi:in rete c’è tutto). Ma penso sarebbe profondamente sbagliato sminuire la fonte, perchè chi mi ha girato questo articolo voleva evidenziare non certo CHI ha scritto ma COSA ha scritto.
    Parto dall’arrivo! L’infelicità.
    Organizzare l’infelicità è cosa tutt’altro che semplice. Ma un dettaglio va chiarito. Non è semplice neanche organizzare la felicità. E se il matrimonio tra eterosessuali e, quindi (!) una famiglia con figli sono l’istituto organizzato per la felicità, beh allora i milioni di separati e divorziati del mondo sono davvero dei miserrimi soggetti masochisti. Pensate, avevano tutto ciò che serve per organizzare la felicità (essere eterosessuali, avere dei figli nati dall’unione dei corpi e dall’amore, essersi promesso eterno amore davanti al Signore ed avere dunque ricevuto il Sacramento del Matrimonio), eppure hanno voluto dissolvere questa organizzazione perfetta. Ah, scusate è “la vita che si incarica di frantumare questa speranza”. Non voglio ironizzare, credetemi. E che il concetto di felicità (ed il suo contrario) ci distrae, ci sposta ancora una volta su di un piano ideale, lontano dalla vita che viviamo nella quotidianità (intesa anche come contemporaneità!). Che poi il Papa non abbia un atteggiamento clericale… beh, non voglio nemmeno commentare. è interessante invece il passaggio “…I Pacs trasformano senza vera discussione due luoghi comuni in principi giuridici, dunque in colonne della civis: 1) l’amore è fonte di ogni diritto. 2) la libertà individuale impone si debba vietare solo qualcosa che fa del male agli altri…”.
    Da giurista (!?) posso solo dire di leggere una millantata padronanza di concetti e linguaggi tecnico-giuridici che si basa su di una totale mancanza dottrinale, codicistica e giurisprudenziale. Ovvero: assolutamente falso.
    1. Nessuna legge (o d.l.) parla di amore, ma di volontà delle parti. Da cosa poi la volontà sia mossa, sono questioni personali, sui quali il legislatore non deve (e neanche può) legiferare. Che poi l’amore venga definito oggetto di luogo comune, mi sembra davvero quanto meno poco cristiano.
    2. la libertà personale (declinata in ogni sua forma) è sempre stata un diritto fondamentale dacchè esiste un ordinamento giuridico compiuto e democratico. è cmq semplicistico e qualunquista descivere la libertà come fa DREYFUS, a meno che lui non stia parlando di proprietà privata oppure non si riferisca al modello di Common Law applicato nei tanto ammirati Stati Uniti d’America, per esempio.
    Ma il bello viene ora: “Da Aristotele in poi la legge ha sempre avuto una funzione anche pedagogica: dice la forma che vuole avere una società. Ovvio: guai a trasformare ogni peccato in reato. Ma guai anche a istituzionalizzare e promuovere scelte che, se fossero fatte proprie dalla maggioranza, smantellerebbero la vita comune. A questo si risponde: ma dove va la libertà degli individui? I comportamenti privati nessuno li deve toccare, d’accordo. Però istituzionalizzare il ”di meno”
    no, e anche se ci sono situazioni difficili, qualche volta alle minoranze è richiesto un sacrificio, persino se sono gay”.
    Istituzionalizzare il “di meno”?????????Istituzionalizzare il “di meno”?????????Istituzionalizzare il “di meno”????????? Sogno o son desto??? Se questa è la risposta ai miei perchè meglio non chiedersi niente! Ma come “di meno”?? Il verbo AMLPIARE la sfera dei diritti avrà pure un fottuto senso e significato etimologico. Il caustico DRAYFUS poi, nel pieno del climax compositivo, osserva come la minoranza gay debba comunque sacrificarsi. La democrazia prevede sempre una maggioranza che decide ed una minoranza che rispetta le decisioni, è vero. Ma (guarda un pò) le regole del gioco sono proprio i diritti personali, quelli che tutti noi abbiamo costituzionalmente riconosciuti! Mi spiace, ma in questo caso a nessuno (maggioranza o minoranza che sia) è richiesto alcun sacrificio!!
    Veniamo ad un altro punto a me carissimo: la legge ha una funzione pedagogica (chissà poi perchè da Arisotele in poi, probabilmente piaceva il nome oppure si voleva dare un’ambientazione austera ed irraggiungibile del contesto, mah…ragioni storico-giuridiche-esegetiche, credetemi, non esistono!).
    Il termine deriva dal greco παιδαγογια, da παιδος (paidos) « il bambino » e αγω « guidare, condurre, accompagnare ». Nell’antichità, il pedagogo era uno schiavo che accompagnava il bambino a scuola, portandogli il materiale, facendogli pure ripetere le lezioni e seguendolo nell’esecuzione dei compiti. Oggi è intesa come la scienza della formazione e dell’educazione dei giovani. La legge non è (e non ha mai voluto essere) uno strumento educativo!! Sarebbe troppo lungo spiegarvi come i pazzi che studiano la Filosofia del Diritto abbiano smembrato tutte le funzioni sociali che il Diritto (inteso come Lex, come Ordinamento Giuridico) ha assunto, assume e, inevitabilmente, assumerà. La funzione educativa (e tantomeno pedagogica che è cosa diversa!) non sarà mai prerogativa del Diritto. La legge regola, i contesti civili, la società, le persone, le FAMIGLIE educano!!!!!!!!!
    Io davvero continuo a non capire perchè conservare una posizione del genere. Io, da laico, se la persona che deciderà di sposarmi me lo dovesse chiedere, comincerei un cammino consapevole per ritrovare la pienezza di valori e significati religiosi (con i quali sono stato educato, ma non solo…) che il Sacramento del Matrimonio detiene. Perchè sono convinto che comunque, per amore, mio caro DREYFUS, solo per l’amore che non è fonte di diritto ma di scelta, di consapevolezza, di volontà, sia possibile sacrificarsi.
    Luogo comune? Si può pensare anche questo, ma la mia vita, la mia esperienza racconta il contrario.

  2. PAPA RATZINGER NON E’ FISSATO, NON E’ CLERICALE….

    ER PASTORE TEDESCO

    A Roma da ‘n pò de tempo c’è ‘n pastore
    tedesco sì,na fa er papa con fhurore!
    Ce dice “pisogna folere pene ai pampini”
    e me sembra de sentì ‘n rimmombo sui sampietrini…
    Ma no,che penso,sto proprio a sognà
    all’oca er papa solo coi “pampini” pò giocà!
    Ma Roma vera,quella der vecchio Pasquino
    je dice,vacce piano,qui,pure tu,sei ‘n inquilino;
    ne ho vsti bazzicà eroi e santi da queste parti
    ma so’ passati tutti,come tanti de noantri!
    Me so ritrovata insieme a regine,re e dittatori
    m’hanno sventrata e sbudellata; ma a Campo de’ Fiori
    ce stà ‘na statua,me sembra,de ‘n certo Giordano
    che ce ricorda che Roma nun se pija per culo,pardon,anzi pe’ l’ano!

    Tilussassari 43

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