Un lambrusco che non è esattamente il lambrusco.
Complesso di frutta, salvia e fieno, terriccio, con scarsa vinosità, una fragranza vaga, la spuma compatta, solida, che scompare con lentezza. Ordunque, è lambrusco codesto? I cattivi direbbero “no, questo è un vino” ridacchiando sotto i baffoni, la realtà è che il Sottobosco è uno di quei lambruschi che il puntofermo Stefano Caffarri ascrive tra i protagonisti dell’era dei non lambruschi, ovvero della resurrezione degli stessi.
Il vino dei fratelli Masini è tutto questo, una bellissima e piacevolissima interpretazione di un vino certamemente e fieramente territoriale. Grasparossa, montericco, malbo e sgavetta (scelte originali e non poco), tutto in bottiglia a rifermentare, vigne bio.
Il colore è un porporone scuro che occhieggia fiero alle tonalità delle pietre che costano care. La spuma è bella, un blocco che si ritira uniforme con tutta la calma di chi sa che può farsi attendere.
Il naso è davvero diverso da quello del lambrusco che ci si aspetta: la frutta rossa è impattante, con le more in polpa, e poi erbe sofisticate, quasi officinali, intriganti. La nota della salvia verdona, poi, è gratificante. Il sottofondo è terriccio boscoso … ops … sottobosco? Complesso ma agilissimo, da tornarci mille volte con il nasone.
In bocca è piacevole nella sua secchezza schietta ma mai troppo ruvida, tannini a scalare, in ingresso presenti, veloci nel nascondersi per poi ritornare vispi sul finale. La frutta e la nota polverosa emergono in un finale di durata infinita se pensiamo che, volenti o nolenti, si tratta di lambrusco. Un grande lambrusco.
Il colore è un porporone scuro che occhieggia fiero alle tonalità delle pietre che costano care. La spuma è bella, un blocco che si ritira uniforme con tutta la calma di chi sa che può farsi attendere.
Il naso è davvero diverso da quello del lambrusco che ci si aspetta: la frutta rossa è impattante, con le more in polpa, e poi erbe sofisticate, quasi officinali, intriganti. La nota della salvia verdona, poi, è gratificante. Il sottofondo è terriccio boscoso … ops … sottobosco? Complesso ma agilissimo, da tornarci mille volte con il nasone.
In bocca è piacevole nella sua secchezza schietta ma mai troppo ruvida, tannini a scalare, in ingresso presenti, veloci nel nascondersi per poi ritornare vispi sul finale. La frutta e la nota polverosa emergono in un finale di durata infinita se pensiamo che, volenti o nolenti, si tratta di lambrusco. Un grande lambrusco.
Voto_7.8
uno dei miei vini del cuore, un grande non-lambrusco!
la salvia verdona e la mora in polpa? …slurp…lo devo provare!
Io devo e non smetterò mai di ringraziarlo, la conoscenza di questo e altri vini di Ca'de Noci (io amo in particolare la Notte di Luna) al mio mentore e compaesano Vittorio Rusinà che malgrado i pressanti impegni si è riservato del tempo per leggere e commentare questo bellissimo post.
luigi ti ringrazio per i complimenti, per il tempo speso sulle mie parole, ma soprattutto per le tue parole su Vittorio, persona splendida quanto profondamente competente. grazie davvero.
Ragazzo, lasciamelo dire, si vede che ne capisci 😉
Scherzi a parte, complimenti davvero, hai fatto centro:non lo puoi considerare lambrusco e basta, che quella nota di salvia è davvero inusuale.
Eppure, i puristi "storcono" il naso ed i tecnici…vabbè, spesso parlano troppo testuale…
grazie max, in effetti i tecnici a volte sono dei noiosoni. noi si beve per divertimento e passione, che è tutta un'altra storia … 😉