Il Marzemino in Emilia c’è sempre stato, spesso usato per arrotondare il lambrusco. La cosa un poco mi ha sorpreso, lo ammetto, ero convinto fosse autoctonomamente super_nordico: trentino, veneto, lombardo dei laghi, al limite friulano. Trovarlo quaggiù, nelle Terre Matildiche, è comunque divertente, soprattutto se lo si incontra vinificato “in bianco”, in purezza, rifermentato in bottiglia. Erica Tagliavini me l’ha detto subito: “ci abbiamo provato”. E ci sono riusciti, aggiungo io. Perché questa è una bottiglia che quadra, territorio e sperimentazione, recupero e novità, idee aggrappate alla vigna insomma.
Il colore è bello, un rosa intenso e brillante, reso ancora più luminoso grazie alla schiuma soffice e tanta, cremosa, neanche troppo rapida a dissolversi. Naso spettacolare, freschissimo e fragrante: come essere buttati in mezzo ad un campo fiorito, in pieno maggio, a patto di non essere allergici, sia chiaro. Bellissimi i mazzetti profumati, anzi odorosi ed intensi, che esplodono come le bolle, uno dopo l’altro. E poi quella ciliegia così lucida, chiara, non dolcissima. Semplice e ricco, incantevole.
In bocca la bevibilità è imbarazzante: tra le bolle, i tannini sopravvissuti in quantità, gli spicchi acidi tipici del Marzemino, il sorso va giù che è un fulmine, contrastato blandamente dalla mineralità salata che i lieviti vagabondi lasciano in eredità.
Un bicchiere che nella sua brillante semplicità mi è piaciuto tanto, una bella idea.
Voto_7.4
Mi è venuta voglia di berlo al più presto…. dove lo trovo??? 🙂
avevo incontrato la produttrice a S. Secondo, non so dirti dove puoi trovarlo. Dovrebbero essere ad Agazzano la prox settimana!