Igt Sicilia – Serragghia Rosso – Bini 2006

Sono fortunato, ne sono consapevole. Sono serate come quella trascorsa al Caffè della Crepa che rafforzano questa consapevolezza: una bella tavola, un buon amico e la scelta della bottiglia giusta. Si mangia padano, di fiume e di terra, anguille e luccio, anatre e cotechini, marubini in brodo e maltagliati al persico. Serve la bottiglia folle, insolita, trasversale, buonissima: Serragghia Rosso di Gabrio Bini, 2006. La richiesta crea un pacato scompiglio, i fratelli Malinverno (Dio li benedica!) si sguardano, parlottano, cercano di spiegarci che “trattasi di un vino diverso, ecco …”, ma noi, enofighettistrippatiestremisti la sappiamo lunghissima, loro si convincono, la bottiglia arriva in tavola.

Trama corallica, più scura all’interno e per questo ancora più corallica. Torbido, sensuale nel suo vestito scollato di rosso susina. Naso impressionante. Una spremuta, un succo di Pantelleria, di mediterraneo, con quei vitigni che non si capisce bene, carignano (si, ma quale?), pignatello, e poi chissà cos’altro ancora. Profumi accecanti, frutta fresca tagliata a pezzi, sangria, fiori salati, capperi e origano, vorresti tuffare il naso dentro il vetro, vorresti respirarlo quel vino.

Poi lo bevi. Ed è una saetta di frutta e spilli, un’ondata di maestrale incazzato, un concentrato di meraviglia, un ricordo lontanissimo del tannino, una testimonianza di candido disordine. Saranno le anfore, sarà Bini, sarà Pantelleria, non ne ho la minima idea, ma le parole, tra questa improbabile coppia di amici e commensali, sono sparite, regalando al silenzio ed ai bicchieri colmi, il miglior commento possibile.

La bottiglia è finita, i fratelli Malinverno ci sguardano sorridendo, il ricordo della bottiglia non si cancella. Magnifico nella sua spudorata unicità.

Voto_9.2

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