Archivi categoria: francia
Appellation Alsace Gran Cru Contrôlée – Grand Cru Brand Gewurztraminer – Albert Boxler 1997
Champagne – Brut Blanc de Blancs – Chardonnet & Fils s.a.
Bella bottiglia. Un bianco di bianchi ineccepibile, la cantina di Avize che sorge nel cuore della Grand Cru champagnista è sempre coerente e ben equilibrata.
Mi sorprende, e non poco, per l’intelligente rapporto qualità/prezzo/soddisfazione. E poi, qua si parla di chardonnay al cientoperciento, ma di quello buono, dell’ingessata Côte des Blancs, terreno (terroir?) d’elezione e d’elevazione per questo vitignaccio quando si tratta di bollicine.
Il bicchiere è decisamente rassicurante. Il paglierino brilla, le presa spumosa color avorio è soffice quanto velocissima, le bolle sono piccole, rapide, tante ed eleganti. Diciamo che perlage stavolta ci azzecca (francesismo!).
Il naso è puro piacere, tutto è come deve essere per un vino che ha fatto, come minimo, 3 anni sui lieviti; è compatto e aggraziato, con una marcia in più: l’eleganza. Intensità e finezza si compensano; tra i tanti fiori freschi, spicca la frutta polposa bianca, le note della nocciola, una precisa, netta sfumatura di cioccolata bianca, una mineralità piacevole ma non spinta.
In bocca, ampio e largo, si ricompone svelto e preciso al centro della lingua, aggiustandosi il papillon. Gradevolissima la vena acida che persiste, accompagnando il finale morbidamente sapido. Un piccolo miracolo considerando che non si tratta di millesimo.
Voto_8.0
Appellation Mercurey Controlèe – Mercurey Chardonnay – Domain Michel Juillot 2002
“C’è qualcosa che strusa“.
Il mio espertissimo amico enofrancofilo Daniele così sentenzia, con un ineccepibile linguaggio tecnico, dopo neanche 20 secondi netti! Record assoluto!
Ma come? Io sto ancora volteggiando il bicchiere come nemmanco il miglior Albanese dell’anno, che lui già spegne ogni velleità? E questo colore? Questo formidabile e limpido dorato, riflessi da gioiellere di lungo (ma anche breve) corso, dove lo mettiamo?
E poi questo pugno di burro di cocco (o di cocco al burro)? Nemmeno il miglior laboratorio di Cocada di Rio de Janeiro avrebbe potuto far meglio!
Solo che poi si apre, ed in effetti, qualcosa strusa. C’è quella nota lì, che tu non vorresti mai sentire sopratutto se il tappo si dimostra perfettamente integro e che a volte ti parla di vecchiaia, a volte di calore, a volte di gelo, a volte di tutto questo insieme. La nota ossidata e profonda copre presto i finali che cominciavano finalmente a diventare complessi.
In bocca, invece, la malefica reazione è subito protagonista, e rimpiangi di non aver bevuto quel bicchiere qualche tempo prima, perchè tutto ciò che comunque riesce a rivelarsi dietro il manto ossidato … è tanta, ma tanta, fresca, citrica, elegante e fluida roba! Pazienza, la bottiglia non era mica la mia … :))
Voto_s.v.
ps: la bottiglia è stata elegantemente, strusamente, ossidamente e comunquemente (cit.) finita!