Doc Colli Piacentini – Ortrugo – Cordani 2010

“Lasciato fermentare sulle bucce” recita la retroetichetta. E questo mi piace tanto. Si, perché l’Ortrugo lo conosco, lo bevono alle mie spalle, 2 vallate più in là, tra i Colli Piacentini, verdi e sottovalutati.
L’Ortrugo non è un vino che definiresti impegnativo, con quelle note lievi e fragranti, bevibilità a secchiate …  e a culo tutto il resto (cit. gucciniana).
Marco Cordani però la pensa diversamente e vuole regalare più spessore e struttura a questo vino, così lo fa fermentare sulle bucce, per poter estrarre di tutto e di più da quest’uva strana, quasi (non semi) aromatica.
Il colore è bello, affascinante, velato di sostanza. Giallo birroso, stile Pale Ale, ma con delle venature metallizate mica da scherzare. La bolla è tanta e cicciuta, la schiuma fitta, il tutto però scompare con una velocità sorprendente.
I profumi sono intensi, non facili. Tanto fresco e verde, fiori vivissimi, fragranti, e poi note più cupe, lunghe, come di un frutto giallo già troppo maturo ma che, nel complesso, arricchiscono il naso di questo bicchiere, lo bilanciano.
In bocca è davvero piacevole, fresco e centrato all’attacco, punta subito al sodo, pungendo con garbo la lingua. Salino al punto giusto, intriga per per una nota amara e masticabilissima, pompelmo e frutta. Bel bicchiere, senz’altro.Voto_7.8

7 pensieri su “Doc Colli Piacentini – Ortrugo – Cordani 2010”

  1. Il nome Ortrugo spaventa ma certo la tua descrizione lo rende affascinante.
    Vino da provare al più presto.

  2. Per fortuna che era la prima bottiglia,
    altrimenti un post così bello e azzeccato non lo avresti scritto.

  3. Insomma Fabio!
    Io penso alle ostriche, al burro e al pane nero tu porta l'Ortrugo e la Vernaccia.
    Vittorio lo invitiamo?

  4. BotoVur,jonre article nous plaît beaucoup ainsi que votre regard sur les injustices sociales. Merci pour votre soutien. Nous sommes avec vous et soutenons vos actions. Bravo à votre équipe. A très bientôt. La famille Delkash

  5. “…is it effective in producing the kind of people that are bent towards the kingdom?”I think this is the key. Our worship gatherings are formative times. Everything we do, from the way we preach the word to the songs we sing and the way we celebrate the Eucharist are formational.Something we don’t think hard enough about, I don’t think.

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