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Docg Roero Arneis – Stefanino Morra 2010

Spesso con Luigi ci siamo confrontati sul come e perchè ci piace così diversamente il Roero Arneis. Mi sono spacciato per inappuntabile conoscitore di questo vino, innescando in lui un dubbio profondo: ma questo qua, ci capisce davvero qualcosa? Sono convinto che Luigi si sia anche risposto, ma non mi ha mai esplicitato brutalmente il suo crudele punto di vista. Anzi, ha fatto di più, con gesto generoso, elegante e didattico mi ha regalato alcune bocce: di Roero, ovviamente. Tra queste il 2010 di Morra. Didascalico nel suo giallo trasparente e tenue, riflessivo quanto basta. Il colore non è proprio la cosa più interessante di questo bicchiere, ecco.

Poi c’è il naso, quello si che è interessa. Cipria e polvere, un frutto piccolo ed ingessato, con quei fiorellini bianchi, spinosi, che rinfrescano un naso che comunque affonda in una vinosità piacevole ma insospettata. Comunque interessante questo equilibrio originalissimo, questo scherzare tra profumi di carattere elegante, nobile, se vogliamo algido e altri semplicemente basici, da bianchetto da tavola ruvida.

In bocca il minerale si fa granuloso e bevibile, infilato dentro una freschezza che mi sarebbe piaciuta un poco superiore. Bicchiere interessante, da ascoltare nuovamente.

Voto_7.0

 

Vdt Barbichè – Coutandin 2008

Leggevo con attenzione il post di Luigi e pensavo a come, a quanto possa essere complesso fare il vino in certi luoghi. Viticoltura eroica, la chiamano. Io di eroico, in senso etimologico, ci vedo poco, ci vedo piuttosto ancora più impegno ed ingegno e più interesse, più curiosità e, se possibile, più rispetto da parte di chi beve quei bicchieri.

Luigi sa di questa rispettosa curiosità e, da buon Archionomo (impresentabile neologismo testè coniato, un ibrido tra Architetto e Agronomo) e condivisore di sapienza, appena mi incontra mi dona alcune bottiglie e tra queste, questa, il Barbichè di Coutandin, un vino scuro e potente, tanta barbera abbarbicata e poi vitigni a me francamente sconosciuti tipo Becuet, Avanà, Chatus, Avarengo, insieme ad altri più noti come Barbera, Dolcetto e Freisa. Insomma, un blend ben affollato che promette struttura e spirito di corpo. Il colore è scuro, rubino luccicante ai bordi, cupo e fitto al centro. Impenetrabile. Naso potente e pungente, dal carattere forte, sgarbato, ribelle. Scalcia frutti immaturi, immersi nell’alcol, ma netti, come la ciliegia rosso fuoco, quella che ha la buccia lucida e durissima. Poi terra e funghi freschissimi, quasi fastidiosi all’inizio, buonissimi e ipnotici alla fine. Il sorso è grandioso, emozionante. Totalmente squilibrato, si aggrappa, bollente, al cuore. Ti scalda con fermezza e decisione, e non puoi opporti, devi farti trasportare, perchè decide il Barbichè fin dove arrivare. Il tannino graffia senza far male, la sostanza ribolle di frutta viva.

Un bicchiere difficile, un vino del cuore.

Voto_7.8